Yves Lebreton
Rassegna stampa

"Ostinazione II "

PARIGI. LE MONDE. Nicole Zand. 18.10.1969.
“Presentano alla Biennale uno spettacolo per quattro mimi intitolato 'Ostinazione', appassionante introduzione alla conoscenza di un lavoro molto personale che, al di fuori delle mode e della virtuosità pacchiana, crea un linguaggio fondato esclusivamente sul movimento del corpo nello spazio. Dal magma vibrante degli attori avviluppati nascono delle linee, delle frasi, degli scontri con diversi ostacoli che s'oppongono o aiutano la continuità dinamica. Bisognerà seguire il lavoro della compagnia di Yves Lebreton, che s' inscrive esattamente nell'ottica della Biennale; è una ricerca pura che potrà a più o meno lungo termine, sfociare in una nuova estetica dell'arte della scena, allo stesso titolo, forse, che le ricerche di un Craig, di un Meyerhold, di un Artaud, di un Grotowski o di un Decroux”.

MILANO. SIPARIO. Franco Quadri. 28.05.1970.
“Un nuovo profeta per il nuovo teatro. E' Yves Lebreton, fondatore del gruppo Studio 2. La sua concezione del teatro evolve dalle teorie del 'mimo astratto' di Decroux. Alla base c'è il corpo…l'attore si propone di arrivare alla completa scoperta del proprio centro inafferrabile, liberando un teatro non figurativo basato esclusivamente su rapporti di energia. Su questa via, il primo lavoro di gruppo, 'Ostinazione', riesce a arrivare a un'espressione drammatica; Il viluppo dei quattro corpi che si cercano si compone e si scompone in disegni di limpida geometria che perfettamente corrispondono alla tensione della ricerca di un elemento comune; il discorso tecnico si sposa con la chiave metafisica”.

VENEZIA. IL GAZZETTINO. G.A. Cibotto. 13.05.1970.
“UN corpo sulla scena: vibrazione e spirito.
Spettacolo raffinato di Yves Lebreton all'incontro dei Teatri-Ricerca della Biennale di Venezia.
Definire quello che Yves Lebreton e gli altri tre interpreti hanno saputo esprimere e suggerire nel breve tempo di un'ora e mezzo è quasi impossibile, per la semplice ragione che hanno saputo inventare una parola libera e nuova in uno spazio nel quale ogni riferimento che non appartenga alla fantasia nella sua accezione più fresca e sorgiva viene abolito. Hanno saputo offrire il miracolo d' una emozione pura…”.

NEUCHÄTEL. L'EXPRESS NEUCHÄTEL. 24.10.1969.
“C'è una virtuosità tecnica perfetta impeccabile, una padronanza del corpo assoluta, l'eliminazione di tutti gli intralci e di tutti gli ostacoli che si oppongono alla libertà dei movimenti. Ma queste qualità, se destano l'ammirazione, non saprebbero spiegare unicamente grazie a se stesse questa comunicazione intensa tra i mimi e il loro pubblico. La virtuosità non è una dimensione specificamente umana. Ciò che i mimi dello Studio 2 hanno rivelato innanzitutto, è un impegno dove la minima tensione o distensione dei muscoli è la traduzione immediata di un impulso psichico; dove ogni atteggiamento esteriore riflette uno stato interiore profondamente vissuto; un impegno che è sincerità di tutti gli istanti, verità che smaschera e manifesta l'uomo nella sua dimensione di autenticità”.


BERNE. JOURNAL DE BERNE. Heinz F. Schafroth. 25.10.1969.
“Perfettamente domato
C'era molto da ammirare: quello che i quattro mimi riescono a fare nell'arte della padronanza del proprio corpo è davvero straordinario. La precisione con cui sono utilizzate, singolarmente e complessivamente, le sei parti del corpo (che loro chiamano “organi”) è stupefacente. Inoltre ci sono stati bellissimi movimenti fluidi, velocizzati o rallentati, che formavano linee tondeggianti o zigzaganti, dolci o dure.
Il fatto che tutto ciò sia basato su una partitura ben precisa, essendo quindi esatta costruzione e perfetta combinazione, per un certo periodo di tempo ci riempie di stupore ma conduce anche ai limiti del gruppo e delle sue intenzioni”.