MILANO.
IL CORRIERE DELLA SERA. Magda Poli. 21.01.92
"Irresistibile "Flash"... I sogni proibiti di questo
moderno Monsù Travet affiorano a ritmo di rap, come vere
e proprie eruzioni di trasgressività: l'evasione è
l'unica possibilità di sopravvivenza nel labirinto della
routine. Intorno al timido eroe gli oggetti perdono la loro funzione
reale per trasformarsi in magiche entità in grado di spezzare
il quotidiano. In un'atmosfera surreale e carica di ironia le
fantasie erotiche si materializzano accanto a deliri di potenza...
La difficile arte di Lebreton, compendio di bravura tecnica ed
efficacia espressiva, brilla in questo spettacolo di raffinata
creatività, curatissimo in ogni dettaglio, dalle luci alla
colonna musicale, agli elementi scenografici. A una replica infrasettimanale,
lunghi e calorosi gli applausi del folto pubblico."
MILANO. LA REPUBBLICA. Franco Quadri. 14.01.92
"... Il silenzio è la dimensione naturale nella quale
Lebreton supera l'esigenza della verbalità... Per lottare
contro i "tempi moderni", com'è caratteristica
di ogni comico, bastano i gesti e la mimica facciale, che replicano
afone alla logorrea imperante e all'inquinamento sonoro... Spesso
le sequenze si cristallizzano in un breve piano fisso che i tempi
sembrano dilatare all'infinito: puntualmente, con ricercato rilievo
grafico, Lebreton fa corrispondere l'arresto al più convulso
atteggiarsi del corpo, mentre i lineamenti del viso si annullano
nell'ombra di un'effige spersonalizzata. E che dire del suo transitorio
assestarsi su una sedia che scatena un walzer delle membra dal
nodo della cravatta alle falde della giacca? O della sua conquista
della scrivania, con un gioco dei timbri che rivaleggia con la
danza charlottiana dei panini?
Ma è il suono l'argomento della serata. E' lo stimolo musicale,
identificato col rap, che prorompe dall'esterno come incubo e
irresistibile richiamo, e che lo stesso protagonista provoca ed
evoca: un impulso irresistibile che scardina e riplasma il fisico
dell'impiegato, ne fa un ritmico mutante disposto a cavalcare
ogni trasformazione. Ed eccolo ballare con la poltrona, abbandonarsi
a un delirio autoerotico, drizzarsi sulla scrivania, superare
la forza di gravità galleggiare nella stanza d'un tratto
divenuta acquario, oppure librarsi nell'aria, su altalene, a colpi
di bretelle..."
MILANO. IL GIORNO. Ugo Ronfani. 11.01.92
"... Grande professionalità... L'effetto comico è
qui, fra l'inedia di una vita piccola piccola, spesa a manovrare
il datario dietro una scrivania, e le vite immaginarie che la
tv suggerisce nella giungla amazzonica o nello spazio siderale.
La dimensione fantastica ottenuta per procura della r˛verie televisiva
si scontra insomma con una quotidianità grigia, addomesticata.
Dalla quale l'Omino, inchiodato a fine giornata sulla poltrona
davanti al video, cerca di liberarsi con questi balzi in un "immaginario
epico". Trascinato dai rumori musicali che secerne la Metropolis
- il rap lampeggiante, il rock frenetico, i folk delle etnie -
l'impiegatuccio "esplode" allora in situazioni di ordinaria
follia. Balla, solitario, un languido tango abbracciato alla poltrona,
s'abbandona a scene di parossismo burocratico in un turbinio di
moduli da timbrare, si muove fra le carte come un pescatore di
perle, s'inventa una passione erotica trasformando in pin-up la
lampada da tavolo con una parrucca, pesta la scrivania con i guantoni
di un Rocky Marciano, improvvisa un movimentato spogliarello,
si trasforma in un gangster, viene risucchiato nello spazio da
chiamate telefoniche; infine s'invola, pura astrazione da tubo
catodico, su un trapezio nel cielo.
La mimica e la gestualità sono incalzanti, regolate dal
metronomo barocco delle musiche; la "guerra degli oggetti"
è condotta con astratta eleganza; l'ironia del racconto
è come una corda tesa sull'arcipelago dell'irrealtà.
Nutriti applausi."
MILANO. GENTE. Giuseppe Grieco. 10.02.92
"Una scrivania è il suo autentico campo di battaglia.
Qui infatti si scatena la sua rivolta, la sua voglia di trasgressione...
Il tutto scandito ora da un metronomo ossessivo, ora dall'erompere
travolgente, quasi da sabba delle streghe, di una musica rap che
toglie il respiro. Ed è sull'onda di questa musica che
il parigino Yves Lebreton porta avanti la sua straordinaria esibizione
di protagonista muto di un'avventura esistenziale che scava nel
profondo della disperazione oggettiva del nostro tempo. Spettacolo
affascinante, facilissimo da leggere alla superficie ma nello
stesso tempo, difficilissimo da decifrare nei suoi significati
reconditi, "Flash" è una perla che promette e
mantiene delizie.MILANO. IL TICINO. Miriam Paola Agili. 18.01.92
... un'espressione teatrale dove alberga l'intelligenza, oltre
che il divertimento e la fantasia... Il teatro corporeo, l'invenzione
di Lebreton che allontanandosi dal teatro di parola e dal mimo
tradizionale, sviluppa un linguaggio teatrale fondato sulla presenza
fisica del corpo, della voce e del pensiero. Il pensiero prende
infatti forma grazie ad un processo di associazione fantastica
che apre orizzonti infiniti.
Insomma è la vita in scena, con le sue paranoie, aspirazioni,
voglie di fuga e di conoscenza. In due parole, in scena c'è
l'uomo."
MILANO. IL SOLE 24 ORE. Elena Baroncini. 19.01.92
"Attore corporeo dotato di un virtuosismo ai limiti dell'improbabile,
surrealista, geometrico alla Paul Klee nella suddivisione spaziale
della scena."
ROMA. IL TEMPO. Lorenzo Tozzi. 14.01.93
"Splendido spettacolo... una comicità intelligente.
Yves Lebreton, straordinario e imprevedibile, lascia squarci alla
poesia, ad un lirismo fantasioso e surreale. Ognuno di noi ...
ne riderà sino alle lacrime... Uno spettacolo travolgente."
ROMA IL MESSAGGERO. Ubaldo Soddu. 19.01.93
"Un delizioso atto muto, con attimi di esaltazione onirica
riusciti e toccanti... Irresistibile. Molti applausi per Lebreton,
anche a scena aperta."
ROMA. CORRIERE DELLA SERA .Sandra Cesarale. 19.01.93
"Una comicità surreale e corrosiva... lo scatenato
Yves Lebreton, con un rap al vetriolo..."
ROMA. IL GIORNALE . Paolo Scotti. 19.01.93.
"Solo sul palco, senza una scena, senza una trama, quasi
senza parola, Yves Lebreton attore-regista esplosivo e irresistibile
riempie da solo un intero spettacolo. E che spettacolo: Flash
stupisce e incanta, ... nell'atmosfera resa magica da luci e colori
... un'energia scenica travolgente... Il bello delle performances
di Lebreton sta proprio nella loro assoluta godibilità."
BERGAMO. L'ECO DI BERGAMO. Monica Caiti. 19.12.92
"Al Teatro Donizetti... un Yves Lebreton straordinario le
cui eccezionali capacità espressive, l'incredibile mobilità
del volto e le disarticolazioni mimiche del corpo richiamano lo
stile e la classe si artisti indimenticabili, da Chaplin a Keaton.
La sua comicità, ora di immediata lettura, ora sofisticata
e sottile, soddisfa i sensi e richiede nel contempo la mediazione
dell'intelletto. L'esito è un vero inno alla creatività
che si eleva tanto in alto da risultare imprendibile alle grossolane,
spesso volgari, manifestazioni di umorismo predilette dai mass
media... Decisamente grande questo Lebreton..."
GENOVA. IL SECOLO XIX. Aldo Viganò .15.02.92
"Successo di Yves Lebreton al Verdi con l'atto unico "Flash",
un monologo per corpo solista... L'arma vincente utilizzata da
Lebreton per dare forza spettacolare alla rivolta dell'impiegato
è offerta dai ritmi del 'rap', ... sottofondo sonoro ad
improvvisi - sempre più creativi - contorcimenti del corpo.
E' soprattutto in questa componente 'rap' che Lebreton rivela
tutta la propria originalità ed esalta il virtuosismo di
un perfetto controllo del movimento. "Flash" conferma
l'alta professionalità di un artista del gesto, del ritmo
e dell'espressione corporea. L'esito è di grande effetto:
calorosamente applaudito da un pubblico insistente nel voler tributare
a Lebreton tutta la propria ammirazione."
GENOVA. IL GIORNALE. Daniela Molinari. 15.02.92
"Il corpo parlante di Yves Lebreton: è piaciuto il
"mezzemaniche" dell'artista parigino... La sua ricerca
espressiva si è orientata nell'atto corporeo, nell'esasperazione
del movimento. E, in questo senso, ha raggiunto un'abilità
tecnica quasi assoluta... Applausi."
GENOVA. IL LAVORO. Fulvio Barberis. 15.02.92
"Flash delle meraviglie: Lebreton si conferma un grande.
Yves Lebreton è un grande della scena. E proprio per questo,
vederlo è un piacere per chi già lo conosce, un
dovere per chi ancora ne ignori la bravura. "Flash"
è un atto unico ideato con intelligenza e fantasia, costruito
con sapienza e interpretato magistralmente: un atto unico che
racconta una storia semplice di ovvia quotidianità, ma
la scompiglia con trovate ingegnose, la illumina di bagliori fantastici,
surreali, grotteschi... Non è il caso di perdere tempo
a descrivere la bravura di Lebreton: basterà dire che l'interprete
dà il meglio di sè nella scelta dei tempi e nell'alternarsi
dei ritmi più ancora che nel gioco, ricchissimo, dei movimenti
e dei gesti, delle espressioni facciali. E lo spettacolo risulta
fluido e compatto, calibrato... Momenti come il tango con la poltrona,
il rapporto erotico con la scrivania, l'"avventura"
del night sono brani di grande finezza evocativa, di godibilissima
ironia. Il pubblico presente alla prima ha gradito moltissimo."
GENOVA. CORRIERE MERCANTILE. Mirella Cannata. 14.02.92
"Quel mimo è un mito: successo al Verdi con lo straordinario
Yves Lebreton.
Sono lontani i ricordi delle poetiche avventure di Mr. Ballon...
Ma la freschezza delle idee, l'agilità, l'inesauribile
creatività dimostrati allora sono stati sicuramente ritrovati
dallo spettatore di ieri sera le cui aspettative non sono certo
rimaste deluse. Lebreton infatti, pur mantenendo la tecnica e
lo stile che gli sono propri, ha rinnovato e creato uno spettacolo
assolutamente originale, al contrario di quanto spesso non avvenga
per altri artisti altrettanto noti. "Flash" è
uno spettacolo da non perdere, un atto unico il cui esile filo
conduttore dà origine ad un vertiginoso trasformismo di
situazioni sempre diverse... E' il suono di un rap a suscitare
la vulcanica fantasia del protagonista e subito la forza evocativa
del suo linguaggio trasforma gli oggetti in altrettanti personaggi
che popolano la scena sgombra in una spirale di vulcaniche invenzioni...
Ed è sempre lo stesso rap a celebrare l'esultante danza
finale che Lebreton conduce con una straordinaria preparazione
non solo sul piano artistico ma anche su quello specificatamente
atletico."
TORINO. LA STAMPA. Osvaldo Guerrieri.
06.02.92
"Nell'arte meravigliosamente muta del mimo, il suono e la
musica acquistano un grande valore espressivo e polemico, contribuiscono
a sottolineare la solitudine di un personaggio che Lebreton rappresenta
con la stupefacente mobilità del volto, con una mimica
disarticolata eccellente. Il divertimento è grande, si
ride, ma con la risata nervosa del disagio, giacch quell'omino
sconfitto lo conosciamo tutti, è il travet nostro contemporaneo
e "Flash" è il suo manifesto."
TORINO. STAMPA SERA. Mirella Caveggia. 05.02.92
"Con l'uso di un geniale repertorio di segni e gesti Yves
Lebreton ha schizzato il delirante e irresistibile bozzetto di
uno scoppio di nevrosi. E' una lotta a più rounds, un corpo
a corpo che si conclude, fra risate e applausi, con un affrancamento
delle trappole esistenziali. L'uragano si è trasformato
in brezza e il fragore in carillon: fino alla lievitazione in
canottiera, giarrettiere e mutande verso atmosfere più
dense d'azzurro. Assorbito nel suo mondo, stretto in una morsa
di allucinazione, Yves Lebreton porge momenti di grottesco, pungente
umorismo (che capolavoro il tango ad alta temperatura erotica
ballato con una poltrona)... Mentre esegue con acutezza psicologica
i suoi lunghi ceselli, segue i sentieri della buffoneria, ma volandovi
sopra: una assoluta padronanza della scena e rapidi tocchi di
classe assicurano al suo spettacolo eleganza e misura."
TORINO. LA GAZZETTA. Elio Rabbione. 06.02.92
"La vita di tutti i giorni sarebbe davvero senza uguale se
non ci fossero altre spinte di ribellione, altre oasi, momenti
di sfida differenti, azzurri acquari entro cui immeggersi e sparire.
Quelle ribellioni vengono dall'esterno, a portarcele è
il suono, il ritmo musicale, il rap che abbatte quelle pareti
di ordinaria follia con una forza incontrollabile, un impulso
ma anche un gioco magico. Tra luci e colori, tra fumi e oggetti
che sono la via crucis del travet di Lebreton, "Flash"
è un "conte philosophique" dove i silenzi e il
ritmo mostrano un connubio riuscito, dove l'eloquenza del corpo
dell'attore esplode ad ogni attimo in un susseguirsi di emozioni,
dove il riferimento colto o la tecnica eccellente non tolgono
nulla alla personalissima bravura di Lebreton."
FIRENZE. LA NAZIONE. Paolo Lucchesini. 12.10.91
"Lebreton torna alla elegante, dinamica comicità risaputa
e applaudita. Mantenuto a ritmo serrato, talvolta forsennato,
scandito dal rap, Lebreton ci offre un quadro dell'uomo teledipendente,
solo, frustrato, impacciato, soprattutto privo di personalità
... A Lebreton non manca fantasia, invenzioni e comunicabilità.
Il pubblico ha applaudito a scena aperta e al finale clamorosamente."
FIRENZE. LA NAZIONE. Nilo Negri. 15.10.91
"Flash", uno squarcio di genialità, nella ripetitiva
trama giornaliera del nostro vivere. Il pubblico che ha affollato
il Teatro ha applaudito a lungo e con festosa convinzione un Lebreton
di vertiginosa levatura artistica... Un'interpretazione funambolica,
scheggiata, suggestiva, esilarante, allusiva... Lebreton ha dato
una grandissima interpretazione... una sequenza di dilagante bravura.
Una splendida, irresistibile prova...FIRENZE. LA REPUBBLICA. Roberto
Incerti. 12.10.91
"Flash": le trasgressioni mentali di un contabile...
L'impiegato-Lebreton si trova imprigionato in un'epoca che lascia
poco spazio ai sogni. Un aspetto drammatico vissuto fra le risate
del pubblico... "Flash": grandi lampi che suscitano
lunghi applausi a scena aperta."
FIRENZE. L'UNITA'. Teresa Megale. 13.10.91
"Flash", tragicomica descrizione dei sogni di fuga di
un grigio impiegato,... tentativo di emersione da un mare di grigio
che spersonalizza e appiattisce. Un Lebreton dalle doti ineccepibili...
Uno spettacolo riuscito questo "Flash", grazie ad un'interpretazione
di alto livello di cui Lebreton ha saputo dar prova."
FIRENZE IL GIORNALE. Luigi Testaferrata. 12.10.91
"... Una serie di gags di alto potenziale comico, tutte basate
su una straordinaria capacità espressiva a cui i costumi,
le luci e il montaggio musicale tutti curati dall'autore danno
un risalto eccezionale."
BORDEAUX. SUD OUEST. Valérie de Saint-Do. 11.11.1995.
L'orafo del movimento.
Lo capiamo dal primo minuto: Yves Lebreton è un virtuoso
del teatro. 'Flash' offre un vero e proprio fuoco d'artificio
del gesto. La pantomima di un triste impiegato in preda ai capricci
degli oggetti su un fondo sonoro delirante è solo un pretesto
per impiegare tutti gli artifici dell'arte teatrale. Yves Lebreton,
autore, regista e solo in scena in questa commedia senza parole,
è come un orafo del movimento. Si definisce attore, ma
si rivela anche un eccellente mimo, danzatore e acrobata. Indossa
il completo grigio dell'impiegato impazzito con la flessibilità
di un fantoccio disarticolato. Nulla è lasciato al caso
in 'Flash': la musica ritma implacabilmente le disavventure del
personaggio, marca i tempi del sogno, della rivolta, o dell'esplosione;
il regista dosa i flash nati dal Rap, dove il personaggio si scatena,
e dei tempi più poetici e teneri ma sempre contrassegnati
dall'ironia .Le invenzioni registiche si succedono alla perfezione
e gli effetti scenografici (pioggia di coriandoli, di bolle e
anche
di telefoni) rinforzano questa impressione di sincronizzazione
perfetta, e minuziosamente studiata: Una regia impeccabile.
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