Yves Lebreton
Rassegna stampa

"Eh ?..."

ROMA. SIPARIO. Giuseppe Grieco. 01.11.1989
"Ci sono spettacoli che nascono sotto il segno della grazia, come misteriosi eventi della natura. Quando ti imbatti in uno di essi, il modo migliore di affrontarlo é quello di abbandonarsi completamente alla sua magia e quindi di lasciarsi penetrare dall'incanto che si sprigiona dal suo progressivo 'farsi' sotto i tuoi occhi. E' questo il caso di 'Eh?...' che Yves Lebreton porta in giro dall'ormai lontano 1973 e che a ogni nuova ripresa, in un certo senso, risorge dalle proprie ceneri come l'Araba Fenice che custodisce nei suoi colori da primo mattino del mondo nientemeno che il segreto dell'eterna giovinezza. Infatti il mistero di questo spettacolo, che Yves Lebreton ha riproposto a Roma, é quello di non sentire il peso del tempo. E' nato giovane, e giovane rimane con l'insostenibile leggerezza del suo candore. Anche per chi lo ha già visto, la prima impressione che se ne riceve é quella di una straordinaria freschezza. Il motivo? La freschezza inventiva dello stesso Lebreton, che non scade mai nella 'routine' di chi ripete qualcosa che considera immutabile, dal momento che gli ha dato una forma... Ecco perché é sempre nuova, insieme eterna e inedita, come eterno e inedito é l'uomo. Yves Lebreton gioca sui sentimenti elementari, sulle emozioni primarie del corpo. Il suo personaggio é un clown che ha succhiato il latte di Samuel Beckett. E' Chaplin e Buster Keaton nello stesso tempo. Ma é anche, anzi soprattutto, 'altro'. E' l'incarnazione delle nostre paure ancestrali e delle nostre paure quotidiane; delle paure degli uomini che guardano sgomenti al medioevo prossimo venturo di un Duemila che si annuncia privo delle 'grandi illusioni' che hanno scandito, nei suoi momenti di maggiore accensione, il ritmo della Storia. Yves Lebreton l'Apocalisse ce l'ha dentro. Ma proprio perché ce l'ha dentro riesce magicamente a esorcizzarla... La magia dei suoi spettacoli é fuori discussione. In esse é la poesia che si fa corpo, che diventa 'spettacolo' nel senso più alto del termine. Così, nell'attesa del suo prossimo lavoro, del quale ha già anticipato il titolo 'Flash', non ci rimane altra alternativa che quella di battergli le mani e di ringraziarlo del messaggio di vita che misteriosamente riesce a trasmetterci con le sue 'favole', insieme candide e ambigue come tutte le grandi favole in cui l'uomo si pone nudo di fronte al proprio destino".

ROMA. LA REPUBBLICA. Rodolfo Di Giammarco. 01.12.1989
"Magia in Valigia. Grande Lebreton. Gagliardo. Minuzioso. Palpitante. Comico. Senza età. Quello di Yves Lebreton é un teatro delle cose. Un teatro tutto suo, ovviamente, con lui che vitalizza e storicizza uno scenario da quattro soldi... Lo spettacolo ha l'estensione e la maturità individuale di un repertorio ormai affinato da anni. S'intitola con estrema leggerezza 'Eh?...' e ha l'impalcatura di una commedia degli artifici gestita amorevolmente da un nipotino d'oggi del mago Zampano, un peso medio-piuma del fantasismo... Si colgono molti nessi universali fra le cosiddette scritture del corpo, tra gli alfabeti gestuali, le magrittiane o beckettiane solitudini... Una bolgia, la sua, che sottende e sublima ogni tecnica ravvicinata del teatro, mette in burla il coinvolgimento. Sfido chiunque a rimanere indifferente di fronte a un simile exploit. Grazie per la lezione e per la grazia nell'esporre, Monsieur Ballon. E arrivederci, speriamo".

ROMA. IL MESSAGGERO. Ubaldu Soddu. 03.12.1989
"Ha soltanto quarantatré anni Yves Lebreton eppure, nello spettacolo 'Eh?...', si ha l'impressione di vedere citati tra i più celebri guitti, mimi, clown del Novecento. Mr. Ballon possiede una tecnica acrobatica di prim'ordine grazie alla quale ghermisce nell'aria e ribatte gli echi delle risate del pubblico: più che un attore dallo stile originale, pare sovente un ricreatore del clima circense e di magie surreali. Il 'coinvolgimento' rappresenta l'aspetto più spettacolare perché le sorprese stimolano alle improvvisazioni. Attenti a chi vuol farvi pensare a modo suo - sembra spiegare il clown che pungola a resistere, ad alimentare cariche d'energia psichica, ad aggredire chi vorrebbe catturare i sogni, impedire il gioco, soffocare la fantasia".

ROMA. IL TEMPO. Francesca Bonanni. 02.12.1989
"Le incredibili armi surreali di Yves Lebreton. Calorosi applausi a Mr. Ballon.
Yves Lebreton si é formato alla parigina scuola di Etienne Decroux ma ha in parte rielaborato la concezione del maestro, rifiutando l'etichetta di 'mimo', limitato all'espressione del corpo e al silenzio. In 'Eh?...', collaudatissimo spettacolo, nato una decina d'anni fa, Lebreton offre una felice dimostrazione della sua concezione d'artista. La sua 'performance' cita inevitabilmente i modello di Chaplin, Tati e Keaton, ma ha un suo timbro di originale ironia, talvolta disarmata e gentile, sempre lievemente surreale. Gli spettatori, ampiamente implicati nel corposo 'defilé' artistico, hanno costellato la rappresentazione di risate, applaudendo spesso a scena aperta".

ROMA. CORRIERE DELLA SERA. Paolo Petroni. 06.12.1989
"E' tornato Yves Lebreton e la gente accorre... Col tempo, specie per chi non lo abbia mai visto, Lebreton non é invecchiato, o meglio la sua arte mantiene quella forza che é nella semplicità del quotidiano trasformato in assurdo, nelle vicende di un omino appena clownesco... La serata é anche in mille improvvisazioni, nel coinvolgimento del pubblico sino alla finale battaglia con palle di carta di giornale. Eh? Si, proprio così, e non c'é da stupirsi, ma da sorridere e applaudire l'abilità, la grazia, il saper volgere tutto in burla, senza che per questo ogni cosa appaia meno seria".

ROMA. L'UNITA'. Rossella Battisti. 03.12.1989
"Non é solo un cantore di avventure a fumetti, il nostro Monsieur Ballon: il suo é viaggio d'acrobata sul filo dell'ironia... Son suoi tutti i trucchi del mestiere, di cui intride questo spettacolo rodato da anni e ormai internazionale, affinandone il meccanismo con una tecnica preziosa, precisa al millimetro nel cogliere le sfumature del movimento, nel plasmare espressioni e pose sul suo corpo malleabile come la creta. 'Teatro corporeo', ama definirlo lui stesso, che si trasforma facilmente in teatro d'emozioni ingenue e di coinvolgimenti in prima persona".

ROMA. CORRIERE DELL'UMBRIA E DI SIENA. Emanuela Imparato. 02.12.1989

"Per gli spettatori, trasformati in veri e propri coprotagonosti, é una festa. E il divertimento diventa estasi... Il pubblico ride, ride, ride; catturato in un gioco fiabesco e gioioso che ha gli anni esatti della nostra infanzia. Yves Lebreton é davvero un attore d'eccezione, che presta il suo corpo agile e obbediente anche ai comandi più impossibili, sorretto da una tecnica precisa e raffinata e da una costante creatività, ad un teatro che grazie a lui sembra aver riscoperto quella vitalità in cui affonda le sue radici, quel comico dissacrante che é l'altra faccia del tragico sacro. La sua arte non é solo quella del mimo, dell'attore o dell'acrobata, ma quella del poeta, in senso etimologico appunto colui che crea lo spettacolo traversandolo dalla vita; per questo la sua comicità é anche satira amara e malinconica: lo sguardo verso il mondo é riflessione attraverso la surreale lente di ingrandimento del teatro".

MILANO. CORRRIERE DELLA SERA. Renato Palazzi. 13.06.1975
"Una straordinaria dimostrazione di teatro fatto apparentemente di nulla, ma in realtà sorretto da una creatività ininterrotta, da una tecnica perfetta e da un'eccezionale capacità di comunicare col pubblico. Lo spettacolo, libero da preoccupazioni narrative, segue piuttosto una varia e complessa trama simbolica, orchestrata secondo un accurato alternarsi di ritmi, quasi sullo spartito di un'astratta sinfonia gestuale. Il risultato di queste esperienze non ha più nulla a che fare col mimo tradizionale e approda piuttosto ad una sorta di 'clownerie' ad alto livello, o ad una comicità surreale alla Buster Keaton".

MILANO. CORRIERE DELLA SERA. Giuseppe Tesorio. 01.03.1989

"Ritorna 'Eh?...' con Yves Lebreton, poeta del palcoscenico. Yves Lebreton, semplicemente un clown... Un po' Buster Keaton e un po' Charlot, Monsieur Ballon é solo sulla scena, con la sua valigia colma di sogni e di oggetti raccolti da un rigattiere di memorie sempre pronto a sorridere su tutto... Nelle avventure di Monsieur Ballon c'é una straordinaria purezza, dietro ogni gesto, ogni gag, ogni bisticcio con gli oggetti. E' una comicità surreale, che sprizza dalle smorfie e arriva dritto fino al cuore".

MILANO. CORRIERE DELLA SERA. Magda Poli. 05.03.1989
"Lebreton mago e clown. E' tornato l'irriverente e divertito Monsieur Ballon, personaggio creato dal francese Yves Lebreton, nello spettacolo 'Eh?...'. Dal 1973 Monsieur Ballon, accompagna il suo ideatore sulle strade del mondo in uno spettacolo che negli anni si perfeziona e migliora come un buon liquore, pur restando sostanzialmente sempre uguale. Uguale e al tempo stesso diverso per la grande carica di creatività e l'alta professionalità che lo anima... Dotato di un fortissimo gusto per l'assurdo e armato di una buona dose di ironia, Ballon riesce a trascinare il pubblico in una spirale di gioco vorticosa... Yves Lebreton é un artista che si esprime tecnicamente ad altissimo livello, ideatore di un linguaggio espressivo tutto suo nel quale convergono una clownerie raffinata, l'acrobazia, l'uso della voce, il mimo, il tutto condito da uno spirito ribaldo e giullaresco".

MILANO. LA REPUBBLICA. Mario Sculatti. 04.03.1989
"E' ritornato il classico spettacolo su Monsieur Ballon: e anche questa volta incanta la freschezza dell'attore francese. Uno spettacolo storico, e giustamente famoso del suo repertorio, 'Eh?...'. Questo lavoro ha passato tre lustri ma non li dimostra, e il pubblico lo ha fatto capire tributandogli un grande successo. Mr. Ballon sembra quasi una creatura sortita dall'assurdo beckettiano. Ma c'é qualcosa di peculiare in Lebreton...al contatto con il mondo oggettuale, fa subito scattare un cortocircuito comico-surreale, stravolgendo il significato di ogni cosa che tocca, facendone un uso creativo, inventandosi insospettate analogie...Mr. Ballon é un prodotto della leggerezza che arriva da un mondo aereo e cinguettante, per scoprire anche la pesantezza della gravità terrena, regalando al tutto, con molto garbo, una levità perduta...Intramontabile capolavoro del teatro comico, 'Eh?...' ha girato tutti i palcoscenici d'Europa incontrando sempre il successo che si merita. Un appuntamento classico, importante, comunque da non perdere, soprattutto per chi non ha mai avuto la possibilità di partecipare a questo straordinario spettacolo".

MILANO. IL MONDO. Carlo Brusati. 03.07.1975
"Una parabola pessimista, caratterizzata da un linguaggio fresco. In 'Mr. Ballon', personaggio davvero insolito, si trovano spezzoni di Charlot e Hulot incollati insieme mentre lo stesso Calvino strizza l'occhio in qualche momento. Ma non si tratta di rapina culturale. Lebreton ricrea sempre con l'impronta del genio".

MILANO. IL GIORNO. Ugo Ronfani. 10.03.1989

"Si può ridere di tutto, anche della paura e del nulla. Lo dimostra Yves Lebreton, clown della razza di Vladimiro e Estragone, ossia di natura beckettiana...C'é un po' di metafisica nei novanta minuti di comicità scalcagnata dello spettacolo... Il 'grande gioco' di Monsieur Ballon é la vita stessa... A Lebreton cogliere sul nascere l'espressione corporea, vivere sulla scena la tragicommedia del proprio corpo... Lebreton usa il linguaggio: ne fa strumento e arma per incitare il pubblico, coinvolgerlo, trascinarlo verso la fonte purificatrice della derisione".

MILANO. IL GIORNO. Giancarlo Vigorelli. 13.06.1975

"L'altra sera Lebreton era solo, ma bastava: solo com'era sostituiva una legione d'attori, interpretava una legione di personaggi, o quanto meno con la sua mimica vertiginosità vi alludeva... Certo, alla fine dello spettacolo, tutti si sentono dentro una foresta di simboli, e applaudono con gran consenso Lebreton, che ha saputo in fondo attraversarla quasi con una forza magica. Un'ora e più, ininterrotta, di scatenamento mimico, dove grazia e forza, candore e ironia ritmavano in crescendo".

MILANO. EPOCA. Carlo Maria Pensa. 28.06.1975
"Ricordo l'emozione suscitata in noi, tanti anni fa, al Piccolo Teatro, da quel mostro di bravura che era Marcel Marceau; ma la tecnica, la poesia di Yves Lebreton sono un'altra cosa. Ci si ritrova la lezione classica di Etienne Decroux, spolverata dagli umori satirici di Jacques Tati e dal grottesco stralunato di Mac Ronay... Che chiarezza e semplicità di idee. Nelle tenebre fumose di tanto sterile teatro d'avanguardia, questo ritorno alla purezza non artificiosa del gesto é una benedizione".

MILANO. CORRIERE D'INFORMAZIONE. Carlo Brusati. 12.06.1975

"Frequenti sono le strizzatine d'occhio che Lebreton rivolge ai clown d'alta scuola e alla clownerie stessa. Ogni gag fila via con un ritmo surreale dove molto peso viene dato all'improvvisazione, alle reazioni stesse del pubblico. E il tutto non finisce, come di solito capita, in una bolla di sapone o in una bella trovata. I guizzi, le invenzioni, la mimica, sono ammantati di un'ironia-filosofia amara che diventa alla fine storia e visione del mondo".

MILANO. LO SPECIALE. Cesare Sughi. 02.07.1975
"L'arte del mimo svolge di solito, sulle nostre scene, il ruolo della parente povera o dell'intrusa, ed é naturale che sia così, in una cultura che, almeno dall'Ottocento in poi, ha puntato ostinatamente sulla parola e sull'intreccio psicologico e sentimentale. Anche per questo c'é da rimpiangere che i seminari e le esibizioni milanesi di Lebreton siano durati appena qualche giorno... In uno spettacolo come questo fatto di nulla e di tutto, che sembra germogliare e moltiplicarsi a ogni scena, si possono leggere i significati più vari, a cominciare dal conflitto tra libertà primitiva e falsi rapporti sociali, tra felicità naturale e alienazione sociale. Lebreton ottiene risultati davvero sorprendenti e innovatori rispetto alla tradizione teatrale, prevalentemente narrativa e descrittiva".

MILANO. IL GIORNALE. Magda Poli. 25.05.1986
"Yves Lebreton, un'artista che sfugge le definizioni perché gli sono tutte un po' strette. Yves Lebreton é soprattutto un poeta,un poeta un po' folle che sa trascinare il pubblico in una spirale di gioco infinita. Yves Lebreton é un folletto irriverente che si esprime tecnicamente ad altissimo livello, creatore di una grammatica artistica del tutto sua nella quale convergono la clownerie, una clownerie raffinatissima, l'acrobazia, l'uso della voce, l'espressione corporea intesa in senso lato, che fanno sentire un antico profumo di giullaria, e soprattutto un finissimo gusto dell'assurdo e del surreale che colorano la sua arte di un rarefatto sapore beckettiano".

MILANO. AVVENIRE. Domenico Rigotti. 16.06.1975
"Mimo, clown, acrobata e quacos'altro, Yves Lebreton riesce a costruire un grande spettacolo. Con arte semplice e pur rigorosissima, offre uno spettacolo straordinario esempio di quanto un corpo, da solo, sollecitato dall'intelligenza, sia capace di momunicare una serie di emozioni sottilissime e inquietanti".

FIRENZE. LA NAZIONE. Paolo Emilio Poesio. 28.05.1978
"Avventure travolgenti, irresistibili e coinvolgenti...siamo dinanzi a una magistrale clownerie che non ha pause e alla padronanza di un corpo che obbedisce a tutti i più impossibili comandi. Al suo Ballon Lebreton impone una continuità inesausta di invenzioni espressive... Ma Ballon-Lebreton non cammina sul filo del divertimento gratuito...Ballon scopre il mondo, vede sospetti nemici nelle cose materiali e scopre anche l'amore: qui raffigurato, con felliniana poesia, in due palloncini, entrambi destinati ad andare in pezzi... Gran finale: così si può definire la presenza di Yves Lebreton. Un gran finale che insegna, se non altro, a ritornare al riso, alla gaia scienza di un'ironia non priva di poesia".

FIRENZE. PAESE SERA. Lia Lapini. 29.05.1978
"Uno spettacolo tutto comico ma di quella comicità sfrenata, devastatrice, aggressiva e senza gioia che sa esprimere bene la tragicità della condizione umana ai giorni nostri. Vivacissimo e disarmato, dotato dello stupore intraprendente del neofita, Mr. Ballon appartiene senz'altro alla schiera dei clown tristi e assurdi del Novecento, che ebbero il volto di Charlie Chaplin o di Buster Keaton".

FIRENZE. L'UNITA'. Siro Ferrone. 28.05.1978
"Lebreton il fantasioso, quello che disegna con il corpo e con la geometria dei suoi
attrezzi uno spazio astratto, surreale, che stimola la libertà del suo corpo esposto ai rischi dell'improvvisazione, la quale giova sempre a Lebreton, ne esalta il tempismo, l'agilità, l'intelligenza, lo mette in un rapporto non precostituito con il pubblico. Inquadrata dal boccascena e rallentata la clownerie acquista densità espressiva, muove ad un riso che ha per oggetto la sorprendente vitalità propria di quell'uomo-attore".

FIRENZE. LA CITTA'. Giovanni Ciattini. 03.07.1986
"'Eh?... o le avventure di Mr. Ballon' é uno di quei pezzi che non invecchiano mai, proprio perché il suo creatore lo ha concepito come un viaggio scenico sulla comicità del nulla. Una comicità non legata all'oggi ma al sempre, un divertimento valido ovunque: per tutti. Al centro della scena solo lui, Yves Lebreton, paragonato ora a Chaplin ora a Keaton, debiti che, semmai ci sono stati, adesso devono essere dimenticati. Lebreton ha il suo stile inconfondibile... Solo nella sua isola, l'uomo si inventa il mondo. E nell'inventarlo si (e ci) diverte. A questo estro magico Yves Lebreton accompagna sul palcoscenico un'inimitabile capacità di comunicazione immediata col pubblico, un'innata abilità nell'incastrare gli spettatori nel piacevole e complice meccanismo dell'improvvisazione. I suoi gesti, le sue mille maschere, il suo francese addomesticato, sono un divertimento. Attore sicuro, mimo provetto anche se decaduto (il silenzio non é il suo forte), comico surreale, Yves Lebreton verrà sempre ricordato come ex allievo del grande Etienne Decroux. Ma com'é quella storia che un giorno l'allievo supererà il maestro?".

NAPOLI. IL MATTINO. Franco de Ciuceis. 14.01.1990
"Mr. Ballon é ora di nuovo a Napoli, accolto con straordinario successo da una platea gremita, partecipe, incantata, e plaudente... Gli bastano pochi attrezzi per attuare le sue provocazioni e poi la sua effervescente attività fisica, il suo continuo discorrere in un francese reso trasparente e coloratissimo da una ricca, efficace gestualità... Gioco, ironia, divertimento allo stato puro, ingenuo, fresco, liberatorio. Lebreton é un animo fanciullo che recupera a tutti noi una pausa d'innocenza. Non vorremmo lasciarlo più e sarà lui stesso a indicarci con nuove invenzioni come si fa a svuotare un teatro, allontanandosi poi silenziosamente, come un poeta pudico".

NAPOLI. IL GIORNALE DI NAPOLI. Giulio Baffi. 14.01.1990
"Dolcezza in gesti da Yves Lebreton... Mancava da Napoli da molti anni e ora é di nuovo qui con il suo vecchio e sempre nuovo spettacolo 'Eh?...'. Stiamo dando notizia di un avvenimento eccezionale: Napoli ospita Yves Lebreton, stella di prima grandezza dell'universo teatrale... Esilarante lezione di comportamento teatrale... un grande gioco surreale di inarrivabile eleganza, comicità, sapienza teatrale. Yves Lebreton sa trarre scintille di purissimo divertimento da ogni pezzo del ciarpame che si porta dietro. E' con questo armamentario da robivecchi che crea il suo spettacolo, il resto é fantasia e agilità, é il suo volto capace di mutarsi in mille smorfie tenere e gaglioffe, gentili e aggressive, é il suo corpo capace di saltare dal palcoscenico alla platea tra il pubblico quasi volando sulle teste di signore esterrefatte, é l'intelligenza e la genialità di piccole invenzioni inarrestabili, come una girandola luminosa che abbaglia gli occhi dello spettatore".

BERLINO. DER TAGESPIELGEL. Gunther Grack. 07.05.1977
"Mr. Ballon é un clown, un sognatore solitario, un vagabondo, un essere unico senza età, un adulto bambino, un attore universale... Cosa dire di più? Gridi di gioia, schiamazzi e gaiezza non raccontabili. Bisogna andarci e ridere con lui".

BERLINO. BERLINER MORGENPOST. N.K. 06.12.1977

" Lo spettacolo di Lebreton 'rinfresca' e provoca una riflessione nello stesso tempo... Yves Lebreton riesce, grazie alle sue capacità d'attore e d'acrobata, ad accattivarsi il favore del pubblico dal primo all'ultimo minuto dello spettacolo. Il solo sfavillare della sua personalità dà vita a questa rappresentazione...Bisogna vedere Lebreton, lasciarsi portare dal gioco spontaneo che instaura col pubblico, per la nostra più grande ilarità".

BERLINO. DER ABEND. Frank Pauli. 07.05.1977
"Mr. Ballon é comico fino alle lacrime. Lontano dai sentieri battuti dell'arte del clown, sviluppa questa tradizione in modo personalissimo che non é che poesia. E' il piacere di un gioco intelligente dove l'uso della parola é diventato quasi superfluo".

COLONIA. KOLNISCHE RUNDSHAU. Annelice Odry. 14.02.1978
"Il riso, il burlesco e la clownerie... A prima vista questo spettacolo sembra unicamente un divertimento, ma in realtà c'é molto di più. Il gioco di Lebreton propone una lettura a diversi livelli che dà tutta la dimensione del suo spettacolo... Dopo la turbolenza del riso si creano momenti di silenzio e di riflessione. La risata diventa costernazioione".

GOTTINGEN. GOTTINGEN-ALLGEMEINE. Petra Burmester. 12.12.1974
"...Festa sfrenata, danzante e vorticosa; scene sorprendenti di poesia e di agilità...Il finale una vera orgia di risate...Il teatro esultava per l'entusiasmo. Era meraviglioso".

AMSTERDAM. ET PAROOL. Ben Hurkmans. 17.03.1977
"...La metafisica di una clownerie pura...".

AMSTERDAM. TROUW. Andre Rutten. 18.03.1977
"Una clownerie formidabile. Yves Lebreton non utilizza che raramente la parola. Si esprime con una mimica varissima, molto espressiva ed eloquente. Non soltanto il suo viso, ma nello stesso modo l'intero corpo, braccia, mani, gambe e piedi ci parlano. Con stravaganze piene di sottigliezze, e un' esuberanza crescente lungo tutto lo spettacolo, riesce a raggiungere il massimo".

AMSTERDAM. HANDELSBLAND. Jac Heyer. 16.03.1977
"Un virtuoso del teatro. Yves Lebreton é un uomo di teatro dalla testa ai piedi. Il suo spettacolo é pieno di delizia e impregnato di una leggera malinconia esistenziale".

COPENHAGUEN. FREDERIKSBORG AMTS AVIS. P.H. 04.03.1978
"...Turbolento, affascinante, divertente, commovente, realizzato con grande abilità e molta intelligenza 'Eh?..." é uno spettacolo difficile da definire; difficile perché é semplice. La semplicità é un arte che pochi artisti controllano...".

VIENNA. KURIER. Rudolf John. 20.01.1977
"Un clown-filosofo. Lebreton é meraviglioso per la sottigliezza del suo lavoro, per i suoi gesti brevi che raccontano lunghe storie, per le sue grida e i suoni che sostituiscono lunghi discorsi. Facendo appello alla sola espressività del corpo, con una manciata di attrezzi e qualche onomatopea, mette in luce il mondo assurdo dell'uomo immerso nell'esistenza".

VIENNA. ARBEITERZEITUNG. S.F. 22.01.1977
"L'azione totale del clown. E' raro vedere spettatori così entusiasmati, così attivi, che gettano grida di allegria, come si sono visti allo spettacolo di Yves Lebreton. Il suo gioco provoca sempre reazioni liberatrici nel pubblico... Ma attraverso lo stupore ingenuo e la risata fragorosa, brilla il dolore originale e universale dell'essere umano: l'arte del clown. Con mezzi modesti e senza le parole d'un gran poeta crea un''azione totale' che, con grande dispendio tecnico, il teatro cerca invano di realizzare da anni. Un solo gesto di Lebreton esprime cio che collettivi di teatro, esperti in cabaret, cercano di farci sentire durante tutta una serata senza mai riuscirci".

VIENNA. SUDOST TAGESPOST. Helmut Gajser. 24.01.1977
"Mr. Ballon recita la sua farsa utilizzando l'onomatopea che, in sintesi con un linguaggio del corpo eccellente, raggiunge una forza significativa insospettata...".

INNSBRUCK. TIROLER TAGESZEITUNG. Christoph Horst. 12.06.1976

"...Una mirevole performance, tanto tragica che comica e poetica. Il personaggio é una sorta di clown che si dibatte tra la perfidia degli oggetti, tenta di rianimarli, carezza illusioni...E' un teatro di grande purezza e autenticità".

BARCELLONA. EL PAIS. Joan De Sagarra. 11.10.1984
"Qual'é il segreto di questo artista? La sua tecnica, la sua comunicabilità? E' difficile dirlo, però si direbbe che risiede nella capacità di cogliere in sé la parte di bambino presente in ogni spettatore".

BARCELLONA. EL PERIODICO. 11.10.1984
"Yves Lebreton é un attore straordinario. Diverte il pubblico con una comicità molto intelligente, mantiene la sua attenzione praticamente senza parlare. Crea il suo personaggio con un incredibile senso dell'arte... e il pubblico sorride e ride grazie alla poesia scenica di Lebreton...Una grande comicità, sorretta da uno splendido senso della qualità... Un'esplosione di vitalità attraverso un solo attore".

MONTREAL. LE DEVOIR. Robert Lévesque. 06.06.1983
"Il cuore del Festival di Mimo batteva. Yves Lebreton riusciva a realizzare qualcosa d'eccezionale: una festa da bambini davanti a mille adulti. Lebreton, in uno spettacolo indimenticabile, andava a risvegliare tutti i bambini-adulti nascosti nel pubblico e, con niente, un passatempo, una noia da combattere, una gioia da colmare, una follia da estrarre, li portava fino alla soglia del divenir pazzi e felici... Lebreton sa fare dell'arte del mimo un'intima comunicazione, talmente semplificata e talmente efficace che il ritorno all'infanzia (con più tenerezza che infantilismo) é garantito, e provocatore di una follia sovversiva... Al di là della tecnica, Yves Lebreton, per riuscire uno spettacolo così innocente e indimenticabile, possiede una presenza fuori dal comune (possiamo dire un'irradiazione?). Se questo festival fosse stato competitivo, Lebreton sarebbe stato sicuramente in testa alla lista per il gran premio".

LOS ANGELES. LOS ANGELES TIMES. Lawrence Christon. 25.01.1974

"'Eh?...': una piéce fantastica. Lebreton é un attore di talento e 'le avventure di Mr. Ballon' ci invitano a viaggiare tra i suoi fantasmi, con un'inventività continuamente rinnovata, vagabondando senza sforzo, come in un sogno. Instaura momenti di gioco meravigliosi con un pubblico ipnotizzato dalla sua gioia innocente".

LOS ANGELES. THE HIGHLANDER. Ann Lansborgh. 17.01.1974

"...Tutto il suo gioco é basato su una successione rapida d'attività lunatiche e fantasiste. Lebreton termina lo spettacolo con un contatto diretto col pubblico. Un finale superbo... Grazie all'abilità del suo corpo, riesce a catturare la nostra attenzione durante tutto lo spettacolo. Sono pochi gli artisti in grado di darsi così apertamente da trasmetterci una parte della loro energia immaginativa".

TAMPERE. KANSAN LEHTI. Kaija Pohjola. 11.01.1975
"Se Lebreton é originale nella sua espressione, non si puo negare che talvolta faccia allusione al grande Charlie Chaplin. C'é lo stesso calore disarmante, la stessa espressività in un contollo perfetto, una fantasia sempre rinnovata, un senso dell'improvvisazione che stimola la reazione del pubblico. Lo spettacolo dà uno sguardo satirico al mondo, all'uomo preso nell'ingranaggio della nostra società. Avremmo bisogno più spesso di un tale umorismo critico. E' un modo di comunicare il proprio messaggio molto più efficacemente che con il migliore dei sermoni".

REYKJAVIK. MORGUNBLADID. Johann Hjalmarsson. 16.06.1976

"Dietro la farsa, il gioco esuberante, Lebreton rivela la nostra ipocrisia, l'alienazione che subiamo per sopravvivere... Chi é più serio del clown nella sua assurdità? Il gioco di Lebreton é una creazione costante. Il suo spettacolo dev'essere considerato uno degli avvenimenti più interessanti del Festival d'Arte. Porta via alla gente gli abiti della domenica e sveglia uno sguardo poetico sulla vita 'nuda' di tutti i giorni".

SAN DOMINGO. LISTIN DIARIO. Marianne De Tolentino. 19.06.1983

"Yves Lebreton meraviglioso e mirevole attore-autore...spettacolo di grande ricchezza, d'eccezionale presenza...un unico protagonista che vive e ci fa vivere le assurde, simpatiche e folli 'avventure di Mr. Ballon'...un poeta che ha la virtù di materializzare i sogni e le illusioni creando un mondo magico di perpetue scoperte e invenzioni...Trionfo della comunicazione col pubblico".

CARACAS. THE DAILY JOURNAL. Frank Soler. 10.05.1976
"'Mr. Ballon': un gas esilarante...L'attore resta solo durante tutto lo spettacolo, ma la forza e il magnetismo del suo gioco sono talmente straordinari, da rendere del tutto superflua la presenza ipotetica di un qualsiasi altro personaggio. Con la sua germinazione caotica e il suo errare schizofrenico, domina da solo la scena e il pubblico...Mr. Ballon: uno squillante successo".

SAN PAOLO. VISAO. Carlo Ernesto De Godoy. 31.05.1976
"Un'ora e mezzo di spettacolo senza nessuna gratuità e il cui humour nasce dalla poesia di essere al mondo... Quando lo spettacolo finisce, la comunione con gli spettatori é così totale che l'attore, perfetto 'istrione', esce di scena portato da un'ovazione del pubblico. Chi é questo Mr. Ballon? La sua statura é piccola, i suoi passi ritmati, leggeri i suoi vestiti. Ha l'innocenza negli occhi come la purezza nelle mani. Un diavoletto? Un pagliaccio? Puo essere un segno del nostro tempo, la favola di un uomo solo che impara a vivere col mondo interrogandolo e cercando un segno qualsiasi di identificazione, qualche voce occulta. Ma cercare di analizzarlo sarebbe incongruente quanto il tentare di spiegare Charlot. E' inutile e pericoloso perché 'tutti gli angeli sono terribili'".

SAN PAOLO. VEJA. Jairo Arco e Flexa. 26.05.1976
"Per l'ampia comunicazione che stabilisce con gli spettatori, Yves Lebreton raggiunge un successo assoluto. Durante l'ora e mezzo del suo spettacolo, crea un'atmosfera irresistibile di solidarietà col pubblico. Crea un 'gioco' nel senso profondo del termine, una comunicazione piena di sensibilità, d'intelligenza e d'energia cui é impossibile sottrarsi e che offre un piacere straordinario a tutti coloro che vi partecipano. Anche se lo spettacolo si basa soprattutto su una ricerca espressiva corporea, Yves Lebreton utilizza allo stesso tempo anche la voce. Con poche frasi e molte interiezioni, le sue intenzioni restano sempre chiare e comprensibili. Un artista che da solo raggiunge il momento di più grande teatralità di un festival d'arte drammatica merita di essere presentato al gran pubblico e per un periodo più lungo".

SAN PAOLO. JORNAL DA TARDE. Sabato Magaldi. 17.05.1976
"'Eh?...' é una festa teatrale di una ricchezza impressionante ed eccezionale. Benché la base del lavoro di Lebreton sia il mimo, non si possono stabilire somiglianze con Marcel Marceau, o con altri artisti dello stesso stile. La grammatica della sua arte é definita da una totale originalità nella quale si fondono il mimo, l'espressione corporea, l'acrobazia ed anche la voce, con un uso raro delle parole; e il tutto si compone in un clima di associazioni surrealiste tra le immagini, i movimenti e i suoni... La vitalità esplosiva di Yves Lebreton fa sì che il suo spettacolo sia il più dinamizzante ed entusiasmante del Festival Internazionale di Teatro di San Paolo".

SAN PAOLO. O ESTADO DE S. PAULO. M. Alves de Lima. 16.05.1976
"Mr. Ballon é un prodotto dell'immaginazione teatrale. Esiste su scena non solo come personaggio della realtà quotidiana, ma come creatura di fiction. Apparentemente senza alcuna pretesa, la proposta di Yves Lebreton fa pensare che la semplice capacità di oltrepassare l'immagine immediata delle cose e di dotarle di una nuova funzione, é ancora una delle qualità più dinamizzanti della creazione artistica".

SAN PAOLO. ULTIMA HORA. 19.05.1976
"Yves Lebreton realizzando e interpretando 'Eh?...' é la fonte di uno dei piu grandi piaceri mai provati a teatro. Il suo spettacolo é un avvenimento magico. Mr. Ballon é un personaggio indimenticabile e affascinante. Rivela il bambino latente in ognuno di noi, senza pertanto sfuggire al mondo dell'adulto. Unisce Marceau, Chaplin, Lloyd, Keaton, senza essere nessuno di questi. Durante tutto il suo spettacolo, Yves Lebreton tiene il pubblico senza tregua. Il suo lavoro fluido, versatile, vibrante, colorato e luminoso evolve in modo irreversibile. Cammina sulla strada della pura allegria teatrale, commemora la rappresentazione in tutte le maniere possibili, reinventa sul palco l'attore ad ogni istante. Vederlo é assolutamente obbligatorio. Come potrebbe essere diversamente, dal momento che vi lascia un sorriso nel cuore?".

SAN PAOLO. AQUI. Hella Schwartzkopff. 03.06.1976
"Yves Lebreton é un attore straordinario in possesso di una tecnica e un'agilità meravigliose. Da molto tempo uno spettacolo non ci procurava altrettante risate e incanto, senza che il fantasma della critica diffidente e amara non apparisse. Yves Lebreton, come un mago, rianima le cose, le trasforma dando loro una moltitudine di nuovi sensi. Il pubblico penetra con lui in un mondo dove ogni gesto, ogni movimento son carichi di forza e di significato, dove la distanza attore-spettatore é annullata a favore di un'unione il cui messaggio ci comunica la vita".

RIO DE JANEIRO. JORNAL DO BRASIL. Yan Michalki. 18.05.1976
"'Eh?...', curioso one-man show dell'artista francese Yves Lebreton, provoca una comunicazione effervescente con la platea...si tratta di un mimo che non utilizza quasi la mimica. La sua frenetica attività fisica attinge dal campo dell'acrobazia, e il suo humour ha molto a che vedere con le tende del circo. Ma, in fondo, non sarebbe corretto dire che si tratta semplicemente di un affascinante spettacolo di teatro non verbale, visto che talvolta é in gioco la lotta - anche se comica non per questo meno violenta - dell'individuo col suo ambiente... Dotato di una gamma di risorse fisiche, mimiche e umoristiche fuori dal comune, Lebreton é la sorprendente attrazione di questo Festival".

BAHIA. TRIBUNA DA BAHIA.1976
"Uno spettacolo divertente, d'una creatività fuori dal comune e che si rivolge a un pubblico di qualsiasi età... Un' esplosione permanente di risate... L'humour irresistibile avvolge una tenerezza e una poesia accessibile a qualsiasi tipo di spettatore, qualunque ne sia il livello sociale o intellettuale".