Yves Lebreton
Rassegna stampa

"Boh!... o le disavventure di M. Ballon"

FIRENZE. LA NAZIONE. Paolo Emilio Poesio. 27.01.1982.
"Il più saggio è il cane Bof. Yves Lebreton acclamatissimo.
Il vagabondo che gira trascinandosi dietro una pesante valigia e un cane dallo sguardo scettico di vecchio filosofo, si chiama Ballon: e poiché il nome è spesso emblema di un destino, è prevedibile il fato del nostro giramondo che dovrà gonfiarsi e salire molto in alto attraverso una serie di esilaranti esperienze dettate dalla volontà di un invisibile Godot dalla voce inevocabilmente tirannica. Se volete far conoscenza con il Signor Ballon e con il cane Bof andate al Rondò di Bacco dove Yves Lebreton dà un'ammirevole prova della sua arte di mimo in 'Boh!...', amalgamando con estrema intelligenza il comico tradizionale alla sottile satira esistenziale e all'amarezza un po' asprigna di chi contrappone all'ottusità di una vita soffocata per retorica e conformismo, l'erratica libertà del pellegrino senza padroni. É fuori dubbio che Lebreton, con sigla del tutto personale, ha riplasmato, per narrare questa divertente allegoria, molte lezioni dei suoi grandi predecessori nell'arte del mimo. Ma mi sembra che in più abbia attinto, per concretare il proprio linguaggio, a un substrato culturale profondo, dimostrando così che alla genialità di una clownerie irresistibile, al gusto dell'ironia pungente, si possono aggiungere valori drammaturgici ben altrimenti significativi. Padrone di mezzi espressivi eccezionali, Lebreton vi fa godere di certe notazioni minori senza mai trascurare nè il risvolto assurdo, nè quello che si colora di una crepuscolare malinconia riscattata dal sorriso. Lo spettacolo ha visto un pubblico folto e attento quanto entusiasta applaudire a lungo Yves Lebreton e, meritatamente, il simpatico Bof".

FIRENZE. PAESE SERA. Lia Lapini. 27.01.1982.

"Con impeccabile maestria mimica, affinata originalmente con intelligenza e intuito umoristico, Lebreton offre al suo personaggio situazioni e gesti di poetica comicità, a cui lo sguardo scettico di Bof aggiunge quel pizzico in più di ironia".

FIRENZE. LA CITTA'. Francesco Tei. 27.01.1982.
" Comicissimo e dissacrante spettacolo¬¬ del mimo francese.
L'arte mimica di Lebreton è una prosa lucida e scattante, beffarda e sempre pronta alla dissacrazione. Ma, soprattutto, il nostro mimo è sempre pronto a divertire, a far ridere con un'immediatezza irresistible e a volte spregiudicata. 'Boh!' è una vera e propria lezione di teatro... Lebreton qui ci dimostra che un severo e disciplinato lavoro sull'espressione corporea... non può andare a scapito dell'universale e immediata godibilità del 'prodotto finito' teatrale. Lebreton, pur mostrandosi al corrente di queste rigorose tecniche di invenzione sceniche, riesce - sposandole alla sua comicità fresca e facilmente comprensibile - a privarle di quell'alone di gelida perfezione scientifica che, molto spesso, impedisce agli attori del 'nuovo' teatro di raggiungere realmente il pubblico e di ridestare in esso emozioni. Perfetto padrone dei suoi modi di far teatro: eccezionale la sua capacità di lavorare e dialogare con gli oggetti o di sfruttare con invenzioni fascinose lo spazio del palcoscenico.
Naturalmente le capacità mimiche di Lebreton non si fermano qui: basti pensare soltanto alla straordinaria mobilità e mutevolezza della sua faccia e alla sua perfetta padronanza di ogni fibra del corpo: padronanza che Lebreton non ostenta molto, ma che possiamo vedere. Applausi entusiastici del numeroso pubblico: anche il buon Bof, bravissimo nell'uggiolare all'ascolto della Marsigliese, ha avuto la sua meritata reazione di evviva".

FIRENZE. LA REPUBBLICA. Anna Bardettini. 29.01.1982.
“Yves Lebreton, poeta del gesto, artista del silenzio. Ciò che piace è la trasparenza surreale delle situazioni, il gesto espressivo non fine a se stesso, e la comicità gioiosa che suscita il calore di una tenerezza”.

MILANO. L'UNITA. 03.02.1982.

“Lontano dal teatro di parola, Lebreton ha elaborato un raffinatissimo linguaggio gestuale e sonoro, in cui l'espressione del corpo e la vocalità prevalgono, quando non lo sostituiscono del tutto, sul dialogo”.

MILANO. IL GIORNALE. Giuseppe Piacentino. 07.02.1982.
"In questo spettacolo, oltre all'incomparabile charme, si trova distillato con perizia tutto un linguaggio corporeo. Lebreton lavora con finezza unica, col gesto abile nel provocare emozioni e sorrisi. Nella sua amarezza si intravede l'ombra dell'ironia. Con Lebreton il teatro non verbale staziona su livelli notevoli".

MILANO. CORRIERE DELLA SERA. Renato Palazzi. 08.02.1982.

“Con questo spettacolo Lebreton, pur non rinunciando alla perfezione tecnica, fa piazza pulita dei raffinati ed asettici stilemi, introducendo nel linguaggio del corpo una sorta di duttilità clownesca, un graffio surreale e anche una più sciolta disponibilità al rapporto con parole e oggetti”.

EMPOLI. PAESE SERA. Giovanni Lombardi. 12.01.1983
“Lo spettacolo è un pezzo di bravura, una girandola di invenzioni, di trovate giocate tutte sulla fantasia, con tocchi surreali, usando materiali semplici attraverso i quali Lebreton riesce a far parlare il suo corpo agilissimo, pieghevole, espressivo, una sintesi perfetta fra momento mimico-gestuale e agilità corporea”.

LECCO. LA PROVINCIA. Alberto Longatti. 22.02.1983

“Battimani a non finire per Yves Lebreton
In 'Bof!...o le disavventure di Mr. Ballon' il noto attore-mimo francese ha dato un saggio avvincente della sua bravura
Di fronte a esercizi di alto funambolismo recitativo come “Bof!...o le disavventure di Mr.Ballon” si è portati a credere alla possibilità di diffusione universale dell'esperanto scenico: di un linguaggio comprensibile da chiunque, senza più barriere linguistiche né laccioli dei gerghi. Yves Lebreton si scrolla di dosso con imperiosa naturalezza di tutte le necessità, conoscitive prima ed esplicative poi, del teatro di parola. Queste impennate mimiche Lebreton le infila in una collana ininterrotta d'invenzioni gestuali che non “mimano” nulla nel senso che non riproducono alcunché di reale, ma costruiscono un'autonoma surrealtà: la costruiscono, la plasmano materialmente, dando vita sull'istante a ciò che non c'era e che da modo d'essere soltanto perché l'attore lo vuole. E' una favoletta, che conta assai meno dell'arte finissima di Lebreton nel fingersi incapace di compiere i gesti più usuali, nel controllare oggetti che gli sfuggono come se avessero una vita propria; nell'invocare umoristicamente aiuto, nel disperarsi vanamente per ogni sconfitta, con l'eterna disarmata dolcezza dei clown d'ogni epoca dai Fratellini a Buster Keaton.
Gli spettatori non si stancavano più di applaudire lui e il docile cane”.

GENOVA. CORRIERE MERCANTILE. Dario G. Martini. 16.03.1983

“Caloroso successo di “Bof!...o le disavventure di Mr.Ballon”.
Un fondo di pungente amarezza sotto il riso di Yves Lebreton.
Lebreton è un poeta della scena. Riesce a esprimere concetti molto importanti divertendo il pubblico, il che si deve, probabilmente sia alla genialità della sua clownerie, sia all'ironia con la quale sa stemperare, quasi sempre, l'amarezza di fondo che è alle radici della sua ispirazione.
Un' amarezza che nel caso di “Bof!...o le disavventure di Mr.Ballon” diventa quasi cupa pur restando comica. Un ritratto impetuoso, mordente, disegnato con pochi tratti di sdegnata cattiveria.
Ma anche la cattiveria o addirittura la crudeltà, per Lebreton sono pretesto di riso e davvero non sappiamo se più ammirare in lui l'inventore di queste singolari “mésaventures” o il mimo che le realizza con una bravura stupefacente. Molto bravo, per la docilità e per l'abbaiare al momento giusto, anche il simpatico Bof. Se tutti i cani fossero come lui, d'ora in poi dire di un attore che è un cane significherebbe fargli un complimento”.

GENOVA. IL LAVORO. F.P. 17.03.1983
“Lebreton formidabile. Un sogno di mimo.
Quando ci si trova di fronte ad uno spettacolo mimico come quello andato in scena l'altra sera all'Alcione, intitolato “Bof!” e rappresentato dal grande Yves Lebreton e dal suo cane Bof, è inevitabile chiedersi come mai il teatro, che pur tanto ha da imparare dall'arte dei gesti corporei e della mimica facciale, ha abbandonato troppo spesso una sua peculiarità che lo rende ricco e completo in nome della parola a volta inutile inessenziale.
Yves Lebreton rivendica a buon diritto, invece, il gusto per un discorso intero e non frammentario, articolato e non dispersivo, intelligente e non intellettualoide. Lo si vede subito, da quando entra in sala, tra il pubblico, reggendo in braccio quel suo cagnotto peloso ed una valigia troppo grossa per non intralciargli il percorso. E' Monsieur Ballon, vagabondo e tenero amico stupito del mondo. Sale sul palcoscenico, quasi per caso, inarticolando discorsi che lo rendono esile macchietta di qualche fumetto d'altri tempi. Così la satira si sposa all'azione meditata fin nei più piccoli particolari; così Monsieur Ballon ed il suo can Bof piacciono estremamente al pubblico”.

GENOVA. IL SECOLO XIX. A.V. 17.03.1983
“Yves Lebreton non usa il gesto come imitazione naturalistica del quotidiano, ma piuttosto come sintesi e trasfigurazione plastica di stati d'animo e di comportamenti sociali. E' appunto in questa direzione che “Bof!... o le disavventure di Mr.Ballon” è uno spettacolo affascinante, ricco di ironia e sotteso di una originale intelligenza. La sua capacità di coinvolgimento è affidata alla straordinaria espressività con cui Lebreton sa far rivivere in un linguaggio mimico, astratto e surreale, i momenti essenziali della condizione umana. Divertendo e divertendosi. Passando con levità dalla clownerie a toni che rinviano al teatro dell'assurdo. In un crescendo che il pubblico ha apprezzato tantissimo, tributando al mimo francese e al suo cane numerosi applausi a scena aperta e ripetute chiamate finali”.

BERGAMO. BERGAMO OGGI. Giulia Candela. 18.04.1983

“La parabola, divertente metafora sulla rigidità dell'ordine sociale gerarchizzato è raccontata con la “grafia del corpo” e del volto da Lebreton, che impone un ritmo veloce, senza cadute, alle molteplici trasformazioni, gag, invenzioni felici, tutte giocate su un filo di un divertimento pieno, che coinvolge il pubblico. Il delizioso apologo, venato di una comicità vagamente surreale, che ricorda a tratti Beckett o Calvino o Buster Keaton, vede come protagonista Mr.Ballon e il cane Bof, che sonnecchia su un cuscino di velluto rosso, manifesta allarme solo per gli exploit più scatenati, ed ulula pervicacemente tutta la sua indignata disapprovazione quando le note sgangherate di una Marsigliese suonata dalla “Fanfare des Beaux Arts de Paris” piovono dall'alto a celebrare l'ennesima metamorfosi dell'omino goffo parente dei vagabondi di Chaplin come Hulot, del grande Jacques Tati.
La padronanza assoluta del corpo, una mobilità facciale impressionante, la capacità di sintonizzarsi con il pubblico, spiegano il divertimento, prodigioso nella sua semplicità.
Gli applausi calorosi del pubblico punteggiano tutto lo spettacolo”.

BERGAMO. L'ECO DI BERGAMO. Col. 20.04.1983
“Quanto il mimo, eloquentemente muto, può diventare interprete del dramma umano - candore contro arroganza - lo si è visto con gran godimento nello spettacolo presentato dal prestigioso mimo francese Yves Lebreton, “Bof!...o le disavventure di Mr.Ballon”.
Lebreton è un mimo speciale che sta tra il comico alla Woody Allen e gli acri umori alla Beckett; ma, naturalmente è Yves Lebreton, con una sua singolare carica di umorismo che, a poco a poco, si cangie nel tragico.
Variegata e incisiva metafora dell'ilare libertà e della cupa ambizione che le si contrappone, “Bof!...” fornisce all'instancabile Lebreton l'estro per tenere il palcoscenico per oltre un'ora senza soluzione di continuità nel succedersi delle trovate, vere e proprie gags visive cucite però con il filo sottile di un'ironia interiore di stampo esistenziale.
Il pubblico numeroso ha applaudito l'insolito spettacolo”.

BERGAMO. L'ECO DI BERGAMO. Sara Martelli. 29.11.1983
“Un' incredibile vitalità gli permette di balzare da un punto all'altro del palco con immediatezza: Yves Lebreton carpisce il pubblico, lo ammaglia con questo suo spettacolo, ricco di sequenze che, tramite una comicità estremamente raffinata, concentrano lo spettatore su ogni singolo momento. “Bof!... o le disavventure di Mr. Ballon” è un succedersi di geniali trovate, è un' ironia sottile sulle vicende più semplici e quotidiane.
Lebreton domina lo spazio in cui si muove, lo controlla con quella capacità sua tipica di tramutarsi in una figura ora agile ed energica, ora grave e statica. Ogni movimento, si “scolpisce”, si concretizza in scatti concisi e si espande al di là del palco fino a “toccare” quasi epidermicamente lo spettatore. La tensione interna, lo sforzo, l'impeto convergono in quell'equilibrio, padrone di ogni sua mossa, articolata in una molteplicità di combinazioni. La mobilità della espressione del suo volto si snoda in attimi imprevedibili, più che mai vibranti di slancio interiore. Yves effonde entusiasmo non solo per l'intreccio delle situazioni comiche, ma soprattutto per l'abilità tecnica che lo pone ai più alti livelli.
Il numeroso pubblico ha dimostrato all'artista calore e soddisfazione per uno spettacolo di così eccellente qualità”.

PERGINE. L'ADIGE. Laura Mansini. 30.07.1983
“Grandissima affluenza per il mimo Yves Lebreton. Grande attesa e molta simpatia.
Un piccolo vagabondo con un cane e una valigia ha tenuto avvinta la platea raccontando le avventure di se stesso e del suo cane filosofo.
Una gestualità ricca, una gestualità antica, ma sempre sorprendentemente attuale. L'ironia di Lebreton si scatena, accompagnata e sottolineata dai diversi atteggiamenti del piccolo cane con il suo sguardo impassibile ed ironico. Lebreton ha dato prova di mezzi espressivi straordinari coinvolgendo il pubblico con la sua carica umana ricchissima. Pezzi di autentica bravura. Momenti di autentica grande scuola. Molti applausi all'attore, ma anche al cane, un partner davvero invidiabile”.

CAGLIARI. LA NUOVA. Walter Porcedda. 21.04.1985

“Un'ennesima conferma del suo talento e della sua bravura è venuta dal suo spettacolo “Bof!...o le disavventure di Mr.Ballon”. Padronissimo dell'arte gestuale e dotato di una grande capacità di comunicare con il pubblico. Alta maestria, momenti di altissimo 'divertissement' e attimi di poesia”.

CAGLIARI. L'UNIONE SARDA. Mauro Spignesi. 21.04.1985

“Quando l'arte di far ridere può nascere da piccole cose.
Sorprendendo gli spettatori insieme al suo barboncino Bof e ad una voluminosa valigia, ha scrutato il pubblico con i potenti binocoli che aveva appesi al collo e ci è salito sopra, guadagnandosi la prima marea di applausi.
Entusiasmare il pubblico, catturare la sua attenzione, far divertire utilizzando mezzi poveri.
Applausi rivolti verso l'insolita coppia che ci ha regalato due ore di divertimento e di grande teatro”.